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Archimede
Archimede nacque a Siracusa, viaggiò e studiò in Egitto, ad Alessandria. Tornato in patria, vi rimase e organizzò la difesa della città contro i Romani, nella seconda guerra punica. Egli cooperò alla difesa della patria con geniali ritrovati scientifici e con la costruzione di macchine da guerra: catapulte, uncini arpionatori e i celebri specchi ustori. Questi sarebbero stati enormi specchi parabolici, metallici, capaci di concentrare nel loro fuoco una grande quantità di calore, proveniente dal sole. Archimede li avrebbe fatti sistemare sulle mura della città in modo da far sì che le navi romane nel porto si trovassero proprio nel fuoco dello specchio e si incendiassero a causa del gran calore. E' assai improbabile che la tecnologia dell'epoca permettesse la costruzione di specchi di tali dimensioni, ma la leggenda così racconta. Archimede non ideò solo macchine da guerra: fu opera sua anche la progettazione di un dispositivo, che noi conosciamo con il nome "coclea o vite di Archimede", capace di pompare acqua con la semplice rotazione del sistema intorno all'asse. Morì durante l'assedio della città per mano, dice la leggenda, di un soldato romano, mentre era assorto in un problema di geometria. Il suo ingegno riuscì a imporre lo schema ideale proprio della geometria greca a tutto ciò che è materiale; per questo è considerato il fondatore della scienza esatta del mondo materiale. Introducendo nella geometria il movimento, gettò le basi della cinematica. Edificò la statica geometrica, studiò le proprietà della leva, fondò l'idrostatica, con la teoria del galleggiamento e dei pesi specifici. Fu anche un grande matematico e le sue opere geometriche completano la geometria elementare di Euclide con lo studio rigoroso e sistematico delle figure delimitate da linee e superfici curve. Determinò un valore approssimato del rapporto fra la circonferenza e il diametro, trovò la superficie e il volume della sfera, stabilì le proprietà delle spirali. Il suo ingegno non conobbe regole o confini nel sapere e seppe spaziare dalla geometria alla meccanica, dall'aritmetica all'astronomia. Bibliografia: Le opere di Archimede che ci sono pervenute (sono molte ma non tutte), furono tradotte in latino nel Medioevo e molto attivamente ricercate e pubblicate, anche nel testo greco, nel Rinascimento. Inoltre ci ha parlato molto di lui Plutarco che, ne La vita di Marcello (il console che guidò l'assedio di Siracusa), ci fornisce una straordinaria descrizione delle sue macchine belliche. Un'altra sua opera, il "Metodo", fu scoperta nel 1906 da Heiberg in un manoscritto di Costantinopoli del 100 secolo. Vitruvio, De architectura, 9 F.Commandino (1509-1575). A lui si deve la traduzione delle opere di Archimede. H.Mach La meccanica nel suo sviluppo storico-critico (cap.1), Boringhieri, 1968 Pier Daniele Napoletani Archimede, alle radici della scienza moderna, I grandi della scienza, Le Scienze, anno IV, n.22, 2001


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